martedì 29 giugno 2010



Avvicinatevi, voi,
storti clivi collinosi
pomeriggi crepati di sole, voi,
bianchi respiri di tenda.

(Che silenzio...)

Vi raduno qui,
con ogni parola caduta
richiamo ogni telefonata stonata
inchiodo il muro
alla memoria sfocata.

(Hai confuso i miei piedi
con la tua testa,
hai sparato neve di carta
e polistirolo -
sei trasalito immobile
al sangue di commiato
sul nostro cuscino congelato.)

Chiamo voi tutti,
battute del cinema,
vecchie risate e stupidi pianti,
luce del mattino che invadi la piazza
e mezza o due,
comunque separate.

(Ma tu dormi ancora,
e temo di sapere il sapore
della spugna che hai gettato.)

Vi chiamo per salutarvi
per dirvi ciao senza motivo,
vi chiamo per farvi piangere
e piegare
siete qui per testimoniare
che qualcosa è successo
che chi è desto non si sveglia.

(Un'esplosione e la sua eco che la insegue!)

Vi chiamo per scusarmi,
per esaminare un momento la soglia
- pareva la cruna di un ago lontano
si scopre un campo di marmo -
àncora, un istante ancora
con una sporta in mano
poi un cenno senza capo.

Un foglio bianco non sa cosa dire,
nulla più del nulla sa dire il nulla.

venerdì 11 giugno 2010

lunedì 7 giugno 2010