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quattordici case quattordici. cinque abitanti cinque. una collina, alberi a perdita d'occhio, campi silenzio, tanto silenzio.
se trovi il giorno giusto, puoi vedere il sole intento a tagliare il obliquo la nebbia, a strappare la polvere dalle tende, a muoversi sulle lenzuola, predatore verso la preda. una preda immobile e disponibile.
prova a fare la strada all'incontrario, quella che si arrotola attorno alla collina. vedrai l'orizzonte, perfettamente lì, lontanissimo. scendi giù, a sinistra, cammina nel bosco - è proprietà privata - e guarda la miniera. non c'è più nessuno da quarant'anni. ma c'è ancora profumo di zolfo. era il profumo dell'elmetto di mio nonno, che là ci ha lasciato sudore e sangue, che là ci ha lasciato gli anni peggiori. i canarini morivano accanto agli uomini col piccone che aggredivano la roccia, e tutti fuori, a correre, fuori, all'aria, tra i boschi, ancora. niente aria, tutta l'aria. niente aria, tutta l'aria.
niente aria.
è stato tutto lasciato lì, solo il tempo si è accorto dei mattoni che cadevano, il loro rumore sulla terra umida, e il muschio.
è stato tutto lasciato lì, come un libro a prendere polvere, un libro di molte storie, tutte finite.
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kiss my name.
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(september, 2009)