giovedì 8 aprile 2010



come edera intorno agli alberi cresci intorno alle tue malattie.
malattie per malattie.
le avvolgi - paterno - cercando di soffocarle, senza accorgerti che sono quello che sei, sei tu che parli di te stesso.
le avvolgi - paterno - credendo di soffocarle.
ti ferisci le piante dei piedi, scalando il tuo personale albero di squilibri.
ti aggrappi, ti aggrappi al suo tronco con le prime forze che trovi, fai della fede la tua logica / della logica la tua fede.
intanto le dita sanguinano e non riesci più a camminare.
è notturna e somiglia ad un cuscino e ad un soffitto buio, la sensazione di quanto poco serva il sole per vederti, di quanto poco quell'albero sia sicuro, di quanto le tue ferite sono ancora lì, aperte come da abitudine, come da abitudine ignorate, livide e fratture scomposte.

"prova solo a non temere questo buio nel letto la sera e, cercando di tenere la mano ferma, provati ad accendere un cerino per accorgerti poi che la spanna con la quale misuri la profondita' della ferita corrisponde alla stessa distanza che dista tra te e il tuo cuore."

fratture scomposte con cui ormai sai camminare senza sembrare uno zoppo che arranca.
le avvolgi - paterno - sperando di soffocarle, e non lo vedi, che ti manca il fiato?